Pucci Berera


2022-01-05

Il testo letto da Angelo Schena durante la funzione funebre del caro Pucci.

GIUSEPPE (PUCCI) BERERA (1944 – 2022)

Tirano, 5 gennaio 2022

E’ difficile, molto difficile, ricordare, nel triste momento del distacco, un amico, un grande amico: l’emozione e la commozione ti travolgono e senti gli occhi lucidi che si bagnano di calde lacrime, che vorrebbero trattenerlo e non lasciarlo andare lungo i sentieri delle sue montagne, come recita il canto che abbiamo appena ascoltato.

Pensando al Pucci, mi sono venute in mente quattro sue caratteristiche, curiosamente tutte con l’iniziale “esse”: Signorilità, Sportività, Spensieratezza, Simpatia.

La signorilità era il primo tratto che ti colpiva di questo bell’uomo alto, biondo, con gli occhi azzurri, dal portamento elegante e disinvolto che trasmetteva immediatamente benessere, sicurezza, sex appeal e vitalità. Si vestiva conquell’eleganza raffinata, ma non affettata, sapendo combinare colori, a volte stravaganti, in maniera che ti colpivano: ricorderete quelle sue giacche verde o arancione che tanto gli invidiavo, oppure quei pantaloni striati, rossi e blu, un po’ arabesque, un po’ alla francese, che i suoi famigliari, la moglie Carla in particolare, gli hanno voluto indossare per l’ultimo viaggio. Il tutto arricchito dal suo modo di camminare eretto e determinato, che definirei leggero e baldanzoso. Ti dava l’impressione di essere di fronte a una persona di alto lignaggio, non chiusa però in una torre eburnea, ma aperta a intessere relazioni e amicizie.

La sportività nasceva dal suo fisico atletico, dalla sua muscolatura e dalla sua forza, che lo facevano emergere in tutte le discipline alle quali si dedicava, dallo sci altennis, dall’alpinismo alla bicicletta, dalla corsa alla canoa, tutte affrontate con lealtà, correttezza e fair play, tanto da meritarsi, nel 1976, poco più che trentenne, di essere ammesso tra i soci del Panathlon Club Sondrio, al quale si è dedicato, per tutti gli oltre 45 anni di appartenenza, con passione, dedizione e spirito di servizio. Ricordo quando, diventato Presidente nel biennio 2012-2013, si prodigò in tutti i modi e con tutte le energie per realizzare il volume che raccontasse la storia dei primi 60 anni di vita del Club, libro che fu presentato, in una giornata memorabile, al Centro Le Volte di Sondrio. Fu anche fondatore del Canoa Club Valtellina e Presidente dello Sci Club Alta Valsassina.

E che dire della sua spensieratezza? Era un tratto essenziale del suo carattere, che lo portava ad affrontare la vita con la fiducia che tutto sarebbe andato per il meglio e, nello stesso tempo, lo induceva a non abbattersi mai, anche nelle situazioni più difficili o dolorose. Era, la sua, una sorta di leggerezza, da non confondere però con la superficialità, attento com’era a cogliere sempre l’essenza delle cose, la bellezza dei paesaggi, l’importanza dei rapporti umani e, soprattutto, la gioia dell’amicizia. Non si trattava di quella “insostenibile leggerezza dell’essere” di Kunderiana memoria, ma attenzione all’essenza dell’essere, alla ricerca del bello, al piacere dell’arte e della letteratura e, ricordo, negli ultimi anni si era tuffato spasmodicamente nella lettura, divorando libri su libri. Quante volte mi è capitato di prestargli dei libri (o di riceverne in prestito da lui, specie se consigliati dalla figlia Guia) e di trascorrere lunghi momenti a disquisire con lui su un’opera o su un’altra, con grande, reciproca, soddisfazione e intimo piacere spirituale.

Da ultimo la simpatia, che da lui sprigionava immediata e sgorgava da quel suo sorriso bonario e sornione, creando immediata sintonia, empatia, che si trasformava, in breve tempo, in legame di amicizia profonda. Questa sua caratteristica mi ha portato a farlo diventare il mio attore preferito nei filmini dei numerosi viaggi fatti con lui e con altri amici, primo fra tutti l’inseparabile Tino (insieme erano dei novelli Eurialo e Niso), e poi Giulio, Gabriele, Gino, Gianni, Antonio: un gruppo affiatato che girovagava per il mondo con la sete di conoscenza, la gioia di vivere, il piacere di stare insieme, la voglia di divertimento che ci erano comuni. Era semplice farlo recitare, perché il suo modo di parlare, di gesticolare, di atteggiarsi erano propri di un attore scafato, pronto a raccontare storie incredibili o a cantare o a ballare. Molti sono i ricordi di queste sue performance, dove riusciva sempre a emergere e a dare un qualche cosa di più ai miei filmati, altrimenti di sicuro molto più piatti. Ma lui recitava anche quando raccontava gli aneddoti della sua vita, legati a storie quasi inverosimili, ma che gli erano davvero capitate. Sublime, ad esempio, è la storia, spesso da lui “recitata” (una volta, ricordo, al centro della sala affollata di un lodge sul sentiero che porta al Campo Base dell’Everest), sul suo incontro, in mare, in situazione di difficoltà, con Jacques Chirac, il Presidente della Repubblica francese, al quale si presentò dicendo: “Je suis monsieur Bererà” e si scoppiava tutti a ridere per il suo tono e la sua mimica. Proprio durante il trekking al Campo Basedell’Everest, nel 2012, occasione anche per portare giocattoli e vestiti raccolti dal Panathlon, lui Presidente, ai bambini di una scuola nepalese, passando di fianco ai chortén dei vari alpinisti morti scalando la cima più alta del mondo, aveva voluto intonare il canto "Signore delle Cime" che lui adorava per l’amore che nutriva per la montagna e mi fa immenso piacere che gli amici di Premana abbiano voluto riservargli il dono di questo canto.

Mi fermo, perché di lui potrei parlare per delle ore. Molti sono i ricordi di momenti spensierati, piacevoli, felici, vissuti con lui, che si affollano ora nella mia mente e che rimarranno per me un tesoro inestimabile da conservare gelosamente in un virtuale scrigno d’oro. Però ci mancherà, ci mancherà tanto, ai suoi famigliari innanzitutto, ma anche a tutti gli amici che l’hanno conosciuto, apprezzato, stimato e che, soprattutto, gli hanno voluto bene.

Gustave Flaubert diceva “Un amico che muore, è qualcosa di te che muore” e allora voglio sussurrare al Pucci che quella parte di me che oggi è morta è vicina a lui e a suo figlio Gian Luca per non farli sentire soli sui sentieri delle montagne del paradiso.

Ciao, caro Pucci!!

Angelo Schena

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